Le ore di terapia si moltiplicano: gli homework nell’approccio cognitivo-comportamentale.

Compiti a casa, prescrizioni, esercizi: Diversi termini per parlare di una delle caratteristiche principali della terapia cognitivo-comportamentale.

Gli homework, ovvero le attività che l’assistito svolge tra una seduta e l’altra, permettono di estendere la terapia alla quotidianità del cliente, ampliando il tempo di durata di una singola seduta.

È irrealistico pensare di poter ottenere un cambio di rotta significativo delle proprie abitudini effettuando, proporzionalmente parlando alle ore che compongono una settimana (per l’esattezza 168), solo un’ora di colloquio. Infatti spesso i comportamenti dannosi sono ben consolidati e rientrano in circoli viziosi difficili da scardinare in quanto rappresentano le uniche strategie che le persone hanno trovato per risolvere i loro problemi. Ad esempio le persone ansiose hanno appreso ad evitare le situazioni che temono in quanto sul momento hanno sollievo dall’ansia, ma a lungo andare l’evitamento non fa altro che mantenere in vita l’ansia stessa. Molti disturbi psicopatologici infatti nascono per difendere la persona da “qualcosa” e si mantengono in vita con questo scopo; purtroppo nel tentativo di proteggerci non fanno altro che peggiorare la nostra vita.

Il problema è che è difficile abbandonare la strada vecchia per seguirne una nuova!

Gli homework rappresentano così il mezzo per raggiungere gradualmente il cambiamento, passo dopo passo, compito dopo compito, mostrando una via alternativa e più funzionale da percorrere.

In seduta possiamo comprendere meglio noi stessi, sperimentare nuovi modi di affrontare emozioni, problemi, pensieri, ma se abbiamo sempre attraversato il mare a nuoto, come possiamo imparare in una singola ora a settimana ad andare in barca? Per apprendere una nuova abilità e sostituirla ad una vecchia e nociva dobbiamo esercitarci, dobbiamo prendere in mano il timone tutti i giorni impegnandoci nel nostro quotidiano.

Lo psicologo non dà dei compiti da fare a casa.

Psicologo e assistito in seduta, insieme, sperimentano nuove modalità di fronteggiare emozioni, comportamenti, problemi e decidono insieme come applicare queste nuove modalità nella vita di tutti i giorni. Gli homework sono dunque concordati tra cliente e terapeuta. La persona può portare a termine con successo i compiti, può trovare difficoltà ed eseguirli parzialmente, può fallire o può anche non impegnarsi nello svolgerli. In ogni caso tutti questi aspetti fanno parte della terapia e vengono affrontati in seduta, perché anche il fallimento diventa un elemento di approfondimento e conoscenza.

Infatti bisogna ricordare che gli homework hanno un senso in quanto fanno parte della terapia, non sono semplici esercizi da testare a casa, per questo la loro efficacia è da considerare in quello che è un quadro più ampio e complesso che riguarda il trattamento e in cui rientrano il livello di motivazione e la qualità della relazione terapeutica: è il contesto terapeutico che dà valore e fornisce efficacia agli homework non il contrario.

 

Bibliografia

 Baldini Franco (2004). Homework: un’antologia di prescrizioni terapeutiche. McGraw-Hill Psicologia.

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